Ti racconto una favola (ma al telefono)
Iniziativa
Biblioteche di Roma promuove questa bellissima iniziativa di lettura a distanza, aderendo a #laculturaincasaKIDS #iorestoacasa #laculturaincasa
Il libro di Gianni Rodari “Favole al telefono” inizia con lo scrittore che ricorda come, trovandosi lontano da casa, per sentirsi più vicino a sua figlia la chiamava ogni sera e le raccontava una favola al telefono. In tempo di coronavirus, con i bimbi a casa da intrattere nel miglior modo possibile, per dare un senso positivo a questo isolamento forzato, la pratica di Gianni Rodari è sembrata quanto mai utile a coloro che hanno deciso di replicarla. La Onlus Damatrà di Udine risponde al telefono a genitori che da tutta Italia prenotano le favole al telefono per i loro bambini.
Le distanze si accorciano improvvisamente, e un filo immaginario corre attraverso quello del telefono, con le parole che, una dietro l’altra, raccontano una storia.
Di seguito l'articolo di Paolo Fallai, pubblicato sul Corriere della Sera lo scorso 15 marzo.
Ti chiamo e ti racconto una storia. Ecco, in tutta la sua semplicità, una delle reazioni più calde e affettuose che il gelo di questa situazione è riuscita a produrre. È successo la sera del 9 marzo dopo l’annuncio in tv del presidente del consiglio, Giuseppe Conte che estendeva a tutta l’Italia le restrizioni da “zona rossa” contro il contagio. In quella serata drammatica due amici si sono sentiti al telefono: Stefano Blasi, giovane video maker romano, e Ilaria Capanna, studiosa di favole e Gianni Rodari in particolare. “Sarebbe proprio il caso di riscaldarci il cuore raccontandoci una favola, qui al telefono, come ci ha insegnato Gianni Rodari”, ha proposto lui. “Facciamolo subito e poi con tutti quelli che conosciamo. Ognuno ne chiama tre e chiediamo a tutti di fare altrettanto, in tutte le lingue” ha risposto lei, che alla competenza unisce un entusiasmo senza confini.
Ed è partita così questa catena laica di affetto per grandi e piccini, la trovate su Youtube e ne parla la pagina Facebook 100Rodari, perché “in questi giorni complessi la lettura ci riscalda e aiuta, come sempre”. D’altronde l’anno che celebra il centenario della nascita di Gianni Rodari non poteva dimenticare uno dei suoi successi più straordinari, quelle “Favole al telefono” pubblicate da Einaudi per la prima volta nel 1962 e che da allora non hanno mai smesso di essere ristampate.
Non poteva immaginare Gianni Rodari, quanto lo avremmo sentito vicino mentre raccontava le vicende del ragionier Bianchi, di Varese, rappresentante farmaceutico in giro per l'Italia condannato ad un settimanale pendolarismo, interrotto soltanto la domenica. Ogni sera, alle nove in punto, il suo ragioniere raccontava una favola al telefono alla figlioletta "che non riusciva a dormire".
“ Quelle Favole al telefono - racconta Ilaria Capanna, che su questo ha scritto anche un articolo per il settimanale Left - dopo Filastrocche in cielo e in terra (1960) , sono entrate a pieno titolo nelle scuole e nelle case di tutta Italia, ma anche, attraverso traduzioni, in tanti Paesi del mondo.
Gli autori del fantastico hanno saputo indagare appassionatamente quel momento rendendosi capaci di nutrire i giovani lettori di speranza; formando nuove generazioni anche ad una lettura critica degli avvenimenti. A loro spettò il compito di ricostruire nuove parole, a volte anche raccontando al telefono notizie, strumento di quel tempo che attraverso un filo univa luoghi e persone”.
Ecco, in quelle 70 favole al telefono Gianni Rodari è come se ci avesse voluto regalare una scorta di speranza da poter usare in giorni come questi. Come Martino Testadura che primo va a scoprire i tesori che si trovano nella Strada che non va da nessuna parte. O come gli sbigottiti passeggeri del filobus numero 75, da Monteverde vecchio a piazza Fiume, che impazzisce, devia dal percorso e li scorrazza a riscoprire un momento di felicità. Prima preoccupandosi del tempo che perdono, salvo poi scoprire che quel tempo folle è tutto regalato. Ed è l’occasione che grazie a Stefano Blasi e Ilaria Capanna, abbiamo in queste ore. Telefoniamoci e raccontiamoci storie. Almeno tra di noi, che siamo tutti passeggeri di questo pazzo filobus numero 75.